Recensione a Ian Kershaw, Hitler e l’enigma del consenso, Laterza, Roma-Bari 2006



 

2024.06.RecensioneaIanKershawHitler per molteplici motivi, rappresenta un caso unico fra i grandi della politica universale; fino ai trent’anni la sua fu un’esistenza insignificante ma a partire da quel momento e per i ventisei anni successivi il suo destino (e non solo) cambiò. Egli finì infatti col lasciare un marchio indelebile nella storia dell’umanità intera.

Adolf Hitler nasce nel 1889 da una modesta famiglia austriaca; nella prima parte della sua vita non fece nulla che potesse anche solo far presagire il destino di tragica grandezza che, a distanza di qualche decennio, lo avrebbe reso quasi padrone del mondo. Tutto, in verità, lasciava prevedere un futuro di mediocrità. Conduceva una vita da escluso ed era circondato da pochissimi amici.

Nel 1914 Hitler partì per il fronte, arruolandosi come volontario nell’esercito bavarese. Per Hitler la guerra rappresentò sempre “il periodo più indimenticabile” della sua vita.

Successivamente entrò in contatto con il neoistituito Partito tedesco dei lavoratori.

Da lì in poi le tappe più importanti della sua vita politica furono: diventare agitatore di folle; il fallimento del putsch del 1923; assumere il controllo dittatoriale di una nazione sviluppata come la Germania; guidare un’opera di ricostruzione economica e militare; sconvolgere l’assetto geopolitico dell’Europa; diventare oggetto di ammirazione e di avversione; far precipitare la Germania, l’Europa e le più grandi potenze del mondo in una guerra dagli effetti distruttivi; istigare il più terribile genocidio e, alla fine, far crollare la Germania nella più completa disfatta militare e nella temporanea perdita dell’indipendenza nazionale, suicidandosi fra le macerie della sua nazione.

Nel 1933 molti osservatori davano per certo che il successo di Hitler sarebbe stato un fenomeno di breve durata, poiché lo consideravano un agitatore piuttosto che un uomo di governo.

Nella storiografia della Germania Est Hitler era considerato poco più di una cifra nella contabilità degli interessi capitalistici mentre la più autorevole biografia hitleriana comparsa nella Germania Ovest ignora le istanze del capitale e considera Hitler un qualcosa di reale e non un semplice fantasma.

Max Weber formulò, prima dell’ascesa di Hitler, una definizione di “potere carismatico”, che bene si addice all’Hitler dittatore: il potere carismatico si basa sulla percezione, da parte di un “seguito” di fedeli, del senso della missione e delle doti di eroismo e di grandezza in possesso di un leader riconosciuto; spesso questo potere si afferma nei momenti di crisi. La “comunità carismatica” fu formata inizialmente dai soggetti più vicini a Hitler. Il fascino esercitato da Hitler su questo gruppo ristretto di adepti derivò dalla forza di convinzione della sua idea, del suo credo politico.

I primi e più odiati nemici di Hitler erano gli ebrei. Le origini e le cause del suo viscerale antisemitismo sono state discusse a lungo, ma non si è ancora arrivati a conclusioni certe. Una delle accuse che muoveva agli ebrei era la responsabilità della prima guerra mondiale, della sconfitta e della morte di milioni di tedeschi. Era convinto che i tedeschi avrebbero dovuto preparasi a qualsiasi cosa pur di schiacciare il male dell’ebraismo e del marxismo, infatti considerava gli ebrei anche ispiratori di questo movimento.

Un altro elemento cruciale della sua ideologia era la concezione della storia come lotta tra le diverse razze, destinata a risolversi a favore della razza più forte, più adatta e più spietata.

Cruciale per lintero processo di formazione della base di potere hitleriana fu il culto del capo; ciò conferì al futuro dittatore quellaurea di grandezza in forza della quale egli riuscì ad affermare le sue pretese di comando assoluto.

La dote principale che distingueva Hitler da coloro che condividevano la stessa prospettiva era la sua capacità di suscitare la visione di un futuro eroico per una Germania rigenerata e risorgente. Il dittatore riuscì a infatuare milioni di tedeschi che divennero suoi sostenitori convincendoli che lui e lui solo avrebbe potuto mettere fine allattuale stato di prostrazione della nazione tedesca e condurla a una nuova epoca di grandezza. Il futuro dittatore fu colui che seppe dar voce alle ansie e ai pregiudizi più radicati della popolazione tedesca. Secondo Hitler, una propaganda efficace (quella che lui applicò) doveva adeguare il suo livello intellettuale alla capacità di comprensione del più stupido dei suoi destinatari; non cera spazio per discorsi saggi da concilio.

La repressione attuata dal regime fu diretta contro le componenti più impopolari e meno dotate di potere della società tedesca. Poco o nulla fu fatto ai danni delle alte sfere”. La forza coercitiva insita nel potere hitleriano è inseparabile dal consenso con cui ampi strati della società tedesca accolsero quanto venne fatto nel nome di Hitler. Coercizione e consenso furono le due facce di una stessa medaglia, le colonne gemelle che ressero il potere del dittatore nazista.

La dissoluzione dell’opposizione iniziò nel 1930 ma con le elezioni del 05 marzo 1933  (le ultime elezioni da lì a molti anni a venire) e la sconfitta violenta della sinistra, si mise la parola fine a qualsiasi forma di opposizione; fino alla creazione, il 14 luglio di quello stesso anno, di un sistema monopartitico. Lerrore più grossolano commesso dai partiti di opposizione fu quello di avere sempre sottovalutato Hitler e il nazionalsocialismo.

Per quanto riguarda la legalità, nel campo del diritto civile, furono apportate poche modifiche, mentre maggiore importanza si attribuì al diritto penale. Le norme legali che si rivelavano adeguate agli scopi della dirigenza nazionalsocialista furono conservate, mentre quelle che ostacolavano i suoi progetti furono scavalcate, ignorate o messe da parte. Sin dall’inizio il Regime attribuì massima priorità al controllo dell’opinione pubblica. Lavorare sulla gente fino a che essa non si sia resa a noi”. La stampa, la radio, la cinematografia, la letteratura, la musica e le arti furono presto allineate alle direttive del regime. Quanto più il sostegno delle masse divenne essenziale al potere di Hitler, tanto più pericolosa si rivelò la prospettiva di perderlo. Egli fu costretto a cercare un successo dopo laltro per mantenere viva la fiducia delle masse nella sua persona e per produrre la necessaria mobilitazione psicologica.

Negli anni compresi tra il 1938 e il 1943 il potere di Hitler divenne assoluto, e proprio quegli anni sono stati i più tragici nella traumatica storia della Germania del Novecento. Per Hitler la guerra non fu un normale conflitto militare ma il passo decisivo verso la realizzazione della sua Idea, verso il compimento della sua missione”.

Quando lavanzata tedesca in Russia iniziò a rallentare cedendo il posto alla prospettiva di una guerra lunga e impari, si fece strada il pessimismo. La vittoria della Germania continuava ad allontanarsi e la sete di potere di Hitler prese sempre più il posto della strategia, lirrazionalità ebbe la meglio sulla ragione.

Tuttavia la guerra non fu perduta dalla Germania per sbagli militari di Hitler ma perché la sua politica aveva gettato la nazione in un conflitto che era stato condotto in modo tale da non lasciare nessuna via duscita politica.

Anna Biccheri – 5D